Un palcoscenico allarmante quello che accompagna l’Italia da diversi mesi: il nostro paese non riesce a camminare di pari passo con la transizione energetica.
Si vive quindi una situazione di immobilismo energetico che vede l’aumentare o il diminuire di percentuali importanti per la nazione, rallentando la possibilità concessa al paese di eguagliarsi agli altri stati europei green.
Questo atteggiamento indifferente o talvolta ostile nei confronti delle soluzioni innovatrici non permette perciò alla transizione di decollare una volta per tutte e a sua volta determina alcuni cambiamenti rilevanti.
Quali sono i dati aumentati o diminuiti nell’arco degli ultimi 6 mesi? Vediamoli insieme.
Gli ultimi dati critici
A fornirci i dati utili e aggiornati per comprendere al meglio la situazione, interviene ENEA (agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile).
In data 21 ottobre 2019 sono stati da questa resi noti i dati riguardanti i primi 6 mesi dell’anno corrente, che hanno evidenziato un iniziale peggioramento dell’indice ENEA-ISPRED del -5%.
Questo indice, in particolare, analizza e misura la transizione energetica sulla base di:
- Prezzi dell’energia;
- Decarbonizzazione: ovvero una diminuzione dell’impiego del binomio carbonio-idrogeno per le fonti di energia;
- Sicurezza del sistema energetico nazionale.
Rispettivamente per questi tre parametri, hanno visto un -11%, un -8% e un +5%. Si può infatti ritenere positivo solo l’aumento riguardante la sicurezza, avvenuto grazie all’ampia disponibilità di materia prima sui mercati internazionali.
Inoltre, in Italia, i gas serra non sono diminuiti e l’utilizzo di fonti rinnovabili è rallentato.
Tuttavia, quello che preoccupa di più sono i prezzi delle materie prime, che nonostante si siano abbassati, in alcuni casi si è comunque riscontrato un aumento del prezzo rispetto agli standard europei.
Ad esempio, il gas: negli ultimi 6 anni si è registrato un forte calo dei prezzi del gas sul mercato europeo, pari al -33%; questo ha significato una diminuzione del 4% per le imprese ma un aumento per le famiglie del +9%.
Sono gli oneri di sistema, le spese per il trasporto dell’energia e per la gestione del contatore ad aver contribuito a questo costante aumento prezzo del gas non corrispondente ai forti ribassi del mercato all’ingrosso.
Se si considerano queste percentuali appena presentate sono le imprese ad essere favorite.
Coincidente invece è la percentuale di aumento della fornitura elettrica, pari al +7% tanto per le imprese quanto per la conduzione famigliare, nonostante rappresenti un 4% in più rispetto al resto dell’Europa.
Tornando ai dati 2009, in questo decennio si è visto un incremento complessivo del +23%
Per quanto si potesse sperare in merito alla diminuzione di emissioni CO2, queste sono aumentate del +4% nel secondo trimestre.
È infatti calato anche il consumo di energia primaria (-1%). La diminuzione complessiva della produzione da fonti rinnovabili ha subito, secondo ancora una volta i dati forniti da ENEA, è del -2,5%.
Questo dato è dovuto dal crollo del settore idroelettrico, pari al -17%.
La stagnazione economica italiana e l’arretramento della produzione industriale nei settori energy intensive sono le due realtà particolaristiche italiane che han contribuito a queste modifiche nelle percentuali.
Quanto invece alle fonti fossili, i valori ricevuti sono invariati rispetto all’anno precedente
I valori corrispondenti sono equilibrati: al diminuire dell’impiego del carbone o del petrolio, è aumentato il gas (+4%). È infatti il gas ad essere attualmente utilizzato per gli usi diretti come il riscaldamento (+11%) che nella termoelettrica (+26%).
Il carbone viene utilizzato con una percentuale del -14% rispetto al primo semestre del 2018.
l consumi di petrolio si sono ridotti del 2%.
Tuttavia, è la lentezza del rinnovo del parco veicolare ad essere preoccupante: un -3% di immatricolazioni caratterizza sia l’anno corrente che quello precedente.
Aumentano specificatamente le emissioni dei modelli di macchine più vendute, circa +6% di gCO2/km.
La situazione futura per i prossimi aggiornamenti da ENEA risulta quindi scoraggiata.