Si chiama Eolo, il cespuglio alieno. La definizione che rimanda ai marziani magari è un po’ inquietante e forse anche fuorviante ma serve per far capire che si tratta di qualcosa che in realtà in natura non esiste e che è stato creato in laboratorio e riprodotto artificialmente con l’unico scopo di dare un altro appoggio al mondo ecosostenibile.
Come funziona Eolo, il cespuglio alieno
Eolo è nato grazie all’intraprendenza di un’azienda specializzata in creazioni biorobotiche e alla Scuola Superiore di Sant’Anna. Il principio è decisamente semplice, se vogliamo geniale: le auto e i camion sulle strade creano un piccolo vento legato allo spostamento d’aria che di fatto è uno sviluppo di energia del tutto gratuito e molto frequente e costante.
Eolo di fatto sfrutta in modo assolutamente passivo questo vento indotto che diventa energia. Oggi ai bordi delle strade esistono intere piantagioni di cespugli, arbusti e piante, per lo più massacrate dall’inquinamento dei motori, che si muovono costantemente e continuamente riuscendo anche a crescere perché di fatto sono specie vegetali estremamente resistenti. Anche se i bordi di una qualsiasi strada e autostrada sono gli ambienti più inquinati e difficili esistenti.
Eolo non è una creatura viva: sembra un comunissimo arbusto come se ne vedono a migliaia ma non lo è. La sua struttura è artificiale, le sue foglie sono dei sensori che a ogni spostamento d’aria naturale o indotto dal traffico producono impulsi che vengono comunicati a celle di memoria e circuiti. È di fatto energia che viene immagazzinata e trasferita altrove: Eolo può essere anche un sistema di monitoraggio ambientale, o uno strumento utile per la vigilanza e la sicurezza stradale. Lo studio è cominciato da un’idea appena abbozzata alcuni anni fa e si è rapidamente sviluppato fino ad arrivare oggi a qualcosa di concreto.
Eolo può essere energia indotta a buon mercato, quasi gratis
L’idea è già stata applicata in modo sperimentale nel comune di San Giuliano Terne, poco lontano dalla Scuola Superiore di Sant’Anna che ha subito patrocinato il progetto. Calogero Oddo, 36 anni, ricercatore siciliano che si è trasferito in Toscana e che segue da vicino lo sviluppo di Eolo, spiega di che si tratta: “Pensate per esempio a sistemi che, grazie all’accumulo dell’energia, funzionino in strade periferiche dove la luce scarseggia – spiega Oddo, professore associato Biorobotica alla Scuola Superiore Sant’Anna - il vento veicolare consentirebbe di accendere la luce dove serve, come per esempio davanti a un passaggio pedonale, o attivare sistemi di sicurezza e sorveglianza”.
Pronto a trasformarsi in elettricità?
In un momento in cui si parla moltissimo di energia eolica, il cespuglio alieno diventa un simbolo. Al progetto, cofinanziato dalla Regione Toscana, partecipa un consorzio di aziende e centri di ricerca toscani: la capofila è Techa, azienda del gruppo Archa, insieme all’Istituto di BioRobotica e l’Istituto TeCIP (Tecnologie della Comunicazione, Informazione, Percezione) della Scuola Superiore Sant’Anna, il Centro di Micro-BioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), P&I e Acta srl e Ami costruzioni Meccaniche. “Il nostro obiettivo è quello di sviluppare tecnologie che convertano moto ventoso irregolare – spiega ancora il professor Oddo – e quello creato dal traffico a bordo strado, particolarmente turbolento e difficile da catturare, in energia utili ai fini ambientali”.
Una forma bioibrida non aggressiva
Eolo può essere creato ex novo in modo artificiale o integrato a d arbusti veri in una sorta di combinazione bioibrida: “Si tratta di una soluzione particolarmente innovativa e assolutamente non aggressiva che potrebbe integrare la natura tutelandola - spiega Barbara Mazzolai, anche lei docente ed esperta di biorobotica – gli sviluppi sono interessanti per questi cespugli del vento che un domani, quando le tecnologie saranno capaci di amplificare l’energia indotta, potrebbero sviluppare abbastanza dinamica da illuminare, pulire e irrorare le strade o anche diventare elettricità con la quale ricaricare a bordo strada le batterie delle auto”.