La giovane attivista candidata al Premio Nobel per la Pace continua la propria crociata contro i potenti dei governi e la loro mancanza di proattività nella risoluzione delle questioni legate ai cambiamenti climatici. La pietra dello scandalo, questa volta, è stato l’esito del World Economic Forum di Davos, una manifestazione mondiale in cui Greta di aspettava che i politici europei prendessero una posizione in difesa del clima.
Che cosa è il Word Economics Forum
Il Word Economics Forum, in italiano Forum Economico Mondiale e meglio noto come Forum di Davos, è una fondazione con sede in Svizzera, a Ginevra, nata negli anni ’70 per volere di un accademico ambientalista Klaus Schwab. L’organizzazione senza scopo di lucro si prende carico di organizzare – ogni inverno – un meeting mondiale in cui i principali esponenti del mondo della politica, della cultura e dell’economia partecipano e discutono circa i temi di più urgenti in quel periodo. Quest’anno ovviamente la tematica di punta è stata l’ambiente e le numerose problematiche ad essa connesse. In particolare, sono stati affrontati i temi relativi alla dismissione della produzione di
Greta Thunberg – che proprio un anno fa faceva il suo esordio sugli schermi mondiali – è stata una degli ospiti più attesa della Fondazione che le ha dedicato ampio spazio durante il suo intervento.
Greta Thunberg al Forum di Davos
La ragazza ha portato avanti un intervento molto sentito e in perfetto stile “Greta” con quel mix di provocazione ed entusiasmo al quale ci ha abituato fino ad oggi (e del quale i potenti sembrano essere molto impressionati).
“Abbiamo fatto alcune richieste quando siamo arrivati. Ovviamente sono state completamente ignorate. Ma ce lo aspettavamo”: dalle parole dell’attivista traspaiono non solo rammarico e rassegnazione per quanto fatto dai potenti fino ad oggi, ma soprattutto la voglia e la tenacia di proseguire nel proprio cammino di protesta per migliorare il mondo nel quale viviamo, e, soprattutto, nel quale vivranno i nostri figli. Del resto, dopo la recente polemica con il tennista Federer, non c’era da aspettarsi che la giovane uscisse di scena.
Entrando nel dettaglio, l’intervento di Greta si è concentrato soprattutto sulla necessita di dover eliminare la produzione di energia da fonti fossili e di sostituirle con fonti di energia rinnovabile. Da questo punto di vista la Germania sembra essere uno degli interlocutori più consapevoli della necessità di introdurre, progressivamente, all’interno del proprio paese un’industria che possa poggiarsi su energia rinnovabile.
Energia rinnovabile in Europa: Greta ha così torto?
Secondo le ultime stime disponibili prodotte dai principali centri di ricerca, l’Europa non è tra le maglie nere dal punto di vista della sostenibilità. A contribuire all’idea di collaborazione che si sta instaurando all’interno della Comunità Europea riguardo la questione climatica c’è la volontà di ospitare continui vertici e incontri tra i principali esponenti dei governi.
Da questo primo punto di vista, quindi, non sembra mancare una discreta sensibilità su questa tematica, complice probabilmente la protesta portata avanti da Greta e dagli altri attivisti che insieme a lei hanno scosso l’intera Europa durante lo scorso anno.
D’altra parte, bisogna tristemente sottolineare che i risultati tardano ad arrivare: la conversione dell’industria è un processo lungo e che richiede molto tempo, ma da quale parte bisogna cominciare. Accanto alla trasformazione dell’industria 4.0, molti stati – tra cui l’Italia – hanno acquisito una crescente consapevolezza dell’importanza di investire nell’energia rinnovabile: i privati hanno cominciato ad installare pannelli fotovoltaici e pompe di colore per poter essere più autonomi possibili e ridurre le emissioni di CO2 prodotte dall’utilizzo del riscaldamento in inverno. Che sia questo un buon inizio che fa ben sperare? Intanto nel nostro Paese le città sono sempre più inquinate: probabilmente non basta installare i pannelli fotovoltaici se, poi, si utilizza solo la macchina per andare a lavor