Ormai è certo che anche se Greta Thunberg non avrà il Nobel per la Pace - era stata nominata per l’assegnazione del riconoscimento del 2019 che è andato invece all’etiope Abiy Ahmed - la teen ager svedese è diventata immediatamente una delle personalità più note del pianeta: è lei il personaggio dell’anno che sta per chiudersi. Eppure, quasi nel tentativo di distribuire la luce violentissima che l’ha messa al centro dell’attenzione generale in pochissimo tempo, Greta sta chiedendo alla stampa di dare valore ai molti altri giovani che in questo momento costituiscono la voce del movimento mondiale ambientalista.
Il movimento ambientalista è giovane
È stato calcolato che il movimento ambientalista nato dalle proteste del venerdì, con gli scioperi per il clima, è decisamente giovane. Pur non essendo chiuso a persone d’esperienza e numerosi sostenitori della terza e quarta età, l’età media dei partecipanti agli eventi è inferiore ai trent’anni e di cultura medio alta: moltissimi gli universitari e gli accademici. Ma a sorprendere è proprio la giovane età degli attivisti un po’ ovunque: portavoce che hanno a malapena vent’anni e non dimostrano alcuna difficoltà di fronte alla stampa e alle telecamere. È stata la stessa Greta pochi giorni fa a chiedere ai giornalisti di dare spazio anche agli altri giovani del movimento. In evidenza tra questi ci sono soprattutto Vivanne Roc e Mayumi Sato.
Voci giovani che si alzano da ogni parte del pianeta
Vivianne Roc è nata ad Haiti, su un’isola che negli ultimi anni ha dovuto affrontare prove durissime a cominciare da un terremoto che ha devastato il paese, uno dei più poveri del mondo. Anche Vivianne ha un piglio molto diretto e aggressivo nei confronti dei leader politici: “Mi fanno ridere se penso a con quanta sufficienza ci stanno trattando – aveva dichiarato qualche giorno fa – anche se considerando la situazione c’è davvero ben poco da ridere”.
Mayumi Sato è una giovanissima giapponese molto attiva dal punto di vista creativo: ha realizzato diversi racconti brevi sul tema ambientalista ispirati da alcuni dialoghi con sua nonna realizzando poi una mostra fotografica on line che ha ottenuto moltissimo successo. Viaggia molto: il suo gruppo di lavoro opera in Brasile, a Guam, in Corea del Sud, Vietnam, Sud Africa e in Messico.
Mayumi lavora con la fotografia
Mayumi rappresenta il disastro ambientale che si sta profilando con qualsiasi strumento: “L’arte è un mezzo indubbiamente molto potente, la fotografia mi ha consentito di realizzare dei reportage che hanno raggiunto migliaia di persone, in particolare nel Sud Est Asiatico con gli scatti tra gli agglomerati di plastica abbandonata e i roghi della Cambogia”. È cresciuta in Giappone ma ha studiato negli Stati Uniti e in Canada dove si è laureata alla McGill University, parla ben quattro lingue: “Il mio sforzo è quello di rendere le lingue inutili, la fotografia in questo senso è un linguaggio universale decisamente efficace”.
La voce dell’Africa ambienalista è quella di Marie Aida
L’Africa rappresenta senza dubbio un motivo di preoccupazione evidente e incalzante: anche se si parla pochissimo dei problemi che riguardano la raccolta della spazzatura e l’emergenza non solo ambientale ma anche sanitaria delle megalopoli africane. Tra queste Dakar dove è nata Ndéye Marie Aida Ndiéguène: tra le giovanissime seguaci di Greta è la veterana. Diplomata con il massimo dei voti, laureata in ingegneria anche Marie ha abbracciato l’arte per far conoscere la sua realtà, in particolarità con alcuni racconti. È stata lei a portare all’attenzione generale il problema dello smaltimento dei pneumatici e dei sacchetti di plastica che vengono spessi bruciati in massa liberando nell’atmosfera non solo CO2 ma anche diossina.
Oggi è l’amministratore delegata della Made In Senegal, una società che si occupa di smaltimento e riciclaggio consapevole: con scarti e rifiuti vengono realizzati nuovi oggetti e chi contribuisce alla raccolta viene premiato con un meccanismo simile a quello delle blockchains. “Quello che sta facendo Greta è molto importante ma è anche uno strumento di consapevolezza globale per molti altri giovani in tutto il pianeta perché tutti devono fare la loro parte e non solo denunciare i problemi ma concretizzare delle soluzioni”.