La Plastic Tax è una tassa che prevede la tassazione della plastica per chi produce, acquista o importa questo tipo di prodotto. Più del’80% dei rifiuti marini sono materie plastiche per questo le nazioni di tutto il mondo si stanno muovendo per inserire all’interno delle loro politiche questo tipo di tassazione. L’italia ha appena approvato in Commissione bilancio al senato e inserito la Plastic Tax nella Legge di Bilancio.
Plastic Tax: Regno Unito
Secondo le stime dell’anno 2018 la domanda di plastica da parte dell’Unione Europea è stata di circa 51,2 milioni di tonnellate tra cui il 7,3% proviene dal Regno Unito. Nel gennaio 2018 la Commissione Europea aveva presentato una comunicazione per istituire una strategia europea per la plastica nell’economia circolare, e ridurre lo spreco di plastica. Questa proposta è stata accolta con favore dal Parlamento Europeo.
Molti stati membri, tra cui l’Inghilterra, hanno introdotto nuove tasse per ridurre l’acquisto di prodotti specifici a base di plastica , tra cui i sacchetti che nel Regno Unito hanno un costo di 5 centesimi di euro.Dall’introduzione della tassa sulla plastica monouso, il Regno Unito, ha distribuito nove miliardi di sacchetti monouso in meno.
Nel 2018 il Regno unito ha deciso di introdurre una plastic packaging tax che entrerà in vigore da aprile del 2022.
La manovra ideata da Michael Gove, segretario all’ambiente, prevede una tassa sul riciclaggio degli imballaggi e per contrastare l’inquinamento plastico e lo spreco alimentare. I principali punti della manovra sono: l’introduzione di una tassa sulla plastica monouso con meno del 30% di materiale riciclato, il divieto di imballare prodotti in plastica dove è possibile utilizzare alternative non inquinanti, e la definizione di un progetto per realizzare per incrementare il riciclo di bottiglie e lattine. La volontà finale è quella di costruire un mercato di riciclo forte in tutto il Regno Unito.
La volontà del piano ideato da Michael Gove è quello di rendere il Regno Unito una società da usa e getta a ecologica, senza sprechi e fare dei rifiuti una risorsa preziosa. Con questa manovra si cerca di estendere la responsabilità anche al produttore e alle fase successive all’utilizzo dei prodotti in modo da incentivare la creazione di prodotti più facili da riutilizzare, riciclare, smantellare alla fine del loro ciclo di vita.
Quali sono i costi di questa tassa?
La manovra ideata dal segretario dell’ambiente si fonda sul principio “chi inquina paga” in modo da penalizzare coloro che immetteranno sul mercato imbalaggi difficili da riciclare, come ad esempio la plastica nera, e ci sara una maggiore attenzione per i processi di smaltimento rifiuti e spreco del cibo.
I costi per i rivenditori e i produttori sono stimati tra i 500 milioni e 1 milione di sterline l’anno, la nuova manovra, inoltre, potrebbe obbligarli a pagare i costi per la compensazione di rifiuti da loro creati. Questo sistema è stato già ideato in alcuni paesi europei, quali: Germania,Belgio e Paesi Bassi.
Prodotti usa e getta come ad esempio cotton fioc, stoviglie, cannucce, contenitori in poliestere, nei paesi europei in cui vi è la disponibilità di prodotti alternativi, non saranno più vendibili nei mercati.Per altri prodotti sarà prevista:
- Una riduzione nazionale del consumo;
- Nuovi requisiti di progettazione;
- Nuove etichette che indichino come devono essere smaltiti il rifiuto e il loro impatto sull’ambiente;
- I produttori saranno obbligati a contribuire ai costi di gestione e pulizia dei rifiuti. Riceveranno degli incentivi per lo sviluppo di alternative meno inquinanti.
Tra polemiche di varia natura ed entusiasmi ambientalisti viene spontaneo chiedersi: servirà mettere una tassa su chi inquina in maniera sbagliata o sarà un deterrente solo per le prime settimane?