L’Italia si schiera in prima linea a sostegno della realizzazione del Protocollo di Montreal. Sul punto. sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut aprendo la 31/a riunione delle parti del Protocollo di Montreal che dal 4 all'8 novembre riunisce i delegati di tutte le Nazioni del mondo a Roma per discutere delle azioni intraprese e di quelle ancora da implementare per far fronte ai cambiamenti climatici e proteggere l'ambiente, con un focus sulle sostanze che esauriscono lo strato di ozono.
Protocollo di Montreal: documento chiave
Il Protocollo di Montreal è lo strumento operativo dell'UNEP, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, per l'attuazione della Convenzione di Vienna "a favore della protezione dell'ozono stratosferico". Entrato in vigore nel gennaio 1989, ad oggi, è stato ratificato da 197 Paesi tra i quali l’Italia (dicembre 1988). Il Protocollo stabilisce i termini di scadenza entro cui le Parti firmatarie si impegnano a contenere i livelli di produzione e di consumo delle sostanze dannose per la fascia d’ozono stratosferico (halon, tetracloruro di carbonio, clorofluorocarburi, idroclofluorocarburi, tricloroetano, metilcloroformio, bromuro di metile, bromoclorometano). Il Protocollo, inoltre, disciplina gli scambi commerciali, la comunicazione dei dati di monitoraggio, l’attività di ricerca, lo scambio di informazioni e l’assistenza tecnica ai Paesi in via di sviluppo.
Protocollo di Montreal: la nascita del Fondo Multilaterale Ozono
Nel 1990, a seguito dell’introduzione del Protocollo di Montreal, è stato istituito il Fondo Multilaterale Ozono per aiutare i Paesi in via di Sviluppo a raggiungere i loro impegni di conformità rispetto all’eliminazione della produzione e del consumo di sostanze ozono lesive. Il Fondo finanzia progetti di investimento, assistenza tecnica, formazione, capacity building, trasferimento tecnologico e riconversione industriale in 147 Paesi in Via di Sviluppo (definiti “Paesi Art. 5” ai sensi del Protocollo). L’Italia ha contribuito al bilancio del Fondo Multilaterale Ozono per il periodo 2015 - 2017 con 25.508.856,30 dollari (6.559.157,00 euro l’anno).
Protocollo di Montreal: l’incontro a Kigali
Il 15 ottobre 2016 a Kigali (Ruanda) i 197 Paesi, Parti del Protocollo, hanno approvato un emendamento che sancisce l’eliminazione progressiva della produzione e dell’utilizzo degli idrofluorocarburi (HFC). L’uso di gas HFC era stato introdotto, a seguito dell’adozione del protocollo di Montréal nel 1987, in sostituzione dei clorofluorocarburi, principali responsabili della distruzione dello strato di ozono. Successivamente è stato tuttavia constatato che gli HFC, pur non essendo sostanze ozono-lesive, sono potenti gas serra che possono avere un impatto sul cambiamento climatico migliaia di volte maggiore rispetto all’anidride carbonica. Grazie all’emendamento di Kigali, le Parti si sono impegnate a ridurre la produzione e il consumo di HFC di oltre l’80% nel corso dei prossimi 30 anni. Tale programma di riduzione dovrebbe impedire il rilascio in atmosfera di emissioni equivalenti a oltre 80 miliardi di tonnellate metriche di anidride carbonica entro il 2050, continuando al tempo stesso a proteggere lo strato di ozono. In questo modo il Protocollo di Montreal contribuirà alla lotta al cambiamento climatico in linea con l’Accordo di Parigi. L’Unione Europea ha ratificato l’emendamento il 26 settembre 2018.
Protocollo di Montreal: la 31esima riunione in Italia
Secondo le parole del sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut “la 31/a riunione delle parti del Protocollo di Montreal è la prima grande occasione di un ciclo di grandi riunioni internazionali che l'Italia ha deciso di ospitare in questo biennio”. A dicembre, infatti, si terrà a Napoli la 21/a Conferenza delle Parti della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo e, sulla base dell'accordo di partnership raggiunto con il Regno Unito, l'Italia ospiterà nel 2020, nel quadro degli eventi preparatori della CoP26 della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, anche un importante evento mondiale giovanile sui cambiamenti climatici.