Riscaldare un edificio o ridurre le emissioni di CO2, o ancora ripulire l'aria da agenti inquinanti con una semplice vernice potrebbe sembrare un progetto futuristico, mentre invece è già realtà. Sembra inoltre una realtà destinata a incrementarsi, se si considera l'interesse che aziende europee, cinesi e russe stanno mostrando verso questo tipo di progetto.
Esistono già degli esempi di applicazione, ma in questo campo la ricerca sta facendo passi in avanti notevoli, ampliando il campo di utilizzo e diversificando le azioni di impatto ambientale.
Ristrutturazioni edilizie a prova di efficientamento energetico
Il prodotto, sia da interno, sia da esterno rientra nel progetto ENERPAINT e può agire su diversi fronti per aiutare l'ambiente, rispondendo anche a una logica di riduzione dei costi quando si affrontano ristrutturazioni che richiederebbero investimenti anche cospicui, oltre che risolvere problemi di difficile soluzione.
Si pensi al caso di edifici storici, dove possono sussistere vincoli architettonici che ne impediscono un reale efficientamento energetico. Può non essere consentito realizzare impianti di riscaldamento o di condizionamento invasivi da una punto di vista estetico e architettonico. Questo tipo di vernice messa a punto grazie a uno studio dell'università di Liverpool, in Inghilterra, può risolvere molti dei problemi che si presentano in questo tipo di ristrutturazione.
La vernice agisce infatti sia come “accumulatore” di calore, sia come purificatore d'aria. Il funzionamento lo spiega diffusamente uno dei docenti dell'ateneo britannico che ha partecipato attivamente al progetto. Per il professor Dmitry Shchukin l'impiego di energie rinnovabili nelle nuove costruzioni, ma anche nelle ristrutturazioni radicali, sono ampiamente diffuse. Tuttavia lo spreco energetico è ancora molto elevato. La nuova vernice può risolvere anche questo aspetto: è studiata per assorbire e poi rilasciare calore in quegli edifici costruiti in mattoni.
Può mantenere le stanze calde quando queste hanno particolari caratteristiche, come soffitti molto alti e necessitano di un dispendio di energia notevole. Si tratta di una vernice termoregolante. Il suo funzionamento è piuttosto semplice. In realtà è ottenuta dall'aggiunta a vernici tradizionali di alcuni additivi, in una percentuale molto contenuta, appena il 5 per cento.
Gli additivi sono costituiti da materiali a cambiamento di fase, in cosiddetti PCM come idrati di sale, paraffine e acidi grassi. Questi vengono racchiusi in capsule protettive di dimensioni nanometriche in grado di migliorare il trasferimento del calore.
Secondo lo studio condotto dall'università di Liverpool i PCM possono accumulare una quantità enorme di energia termica e passare dallo stato solido a liquido e viceversa senza modificare la loro temperatura. Nelle ore del giorno le nanocapsule incamerano il calore alla loro temperatura di fusione e allo stesso tempo i PCM passano allo stato liquido per poi cristallizzarsi nelle notti fredde, rilasciando così il calore necessario a riscaldare gli ambienti.
È noto che gli edifici rappresentano il principale fattore di consumo energetico. La possibilità di razionalizzare l'uso dell'energia in edifici che non consentono implementazioni di nuove tecnologie può essere un vero elemento di svolta in un'ottica di tutela ambientale. E non è solo questo l'aspetto più interessante che caratterizza il progetto ENERPAINT.
La vernice che assorbe l'inquinamento
C'è stata un'altra applicazione che ha fatto molto parlare. Questo tipo di vernice può essere utilizzata anche per ripulire l'aria. È chiamata Airlite e sfrutta le nanoparticelle per ridurre sostanze inquinanti come il biossido di azoto, ma è anche in grado di abbattere virus, muffe e batteri, oltre che eliminare cattivi odori e respingere la polvere.
Airlite è stata già impiegata nel 2007 per la riqualificazione del traforo Umberto I di Roma, tinteggiato con l'Airlite e con un'illuminazione a raggi UV che attiva le proprietà fotocatalitiche della vernice. I risultati si sono subito fatti notare, con una riduzione della presenza di agenti inquinanti del 20% al centro del tunnel.