Recentemente, dopo le speranze nutrite dall’anno 2016 a riguardo, grazie a delle nuove tecnologie è stato possibile capire come liberarsi dell’anidride carbonica e come impiegarla per nuovi utilizzi, senza lasciare che questa rovini l’ozonosfera.
Vediamo insieme come funzionano queste innovazioni e come è possibile trasformarle in sostanze chimiche commercialmente eco-sostenibili.
Da molti anni ormai si discute in merito all’anidride carbonica (o biossido di carbonio) e alla sua pericolosità per gli esseri viventi e per lo stesso pianeta; si è quindi sempre cercato di emettere emissioni di CO2 in quantità più ridotte, per evitare eccessi che potrebbero danneggiarci, anche se indirettamente.
Lo strato di ozono - che ci protegge dai raggi di sole UV-C nocivi - è infatti costantemente a rischio di assottigliamento proprio a causa di gas come l’anidride carbonica, il metano, i clorofluorocarburi e gli ossidi di azoto.
Queste però non sono le uniche conseguenze di livelli smisurati di anidride carbonica: questa molecola sembra essere una delle principali cause del riscaldamento globale e perfino dell’effetto serra.
Infatti, oltre al biossido prodotto dagli alberi nelle fasi di fotosintesi, anche le industrie si servono della combustione di materiali fossili quali carbonio e petrolio, processo che sprigiona quantità elevate di anidride carbonica per restituire energia agli stabilimenti.
Come funziona il CCU
L’invenzione, che arriva dal Giappone, è stata pensata e realizzata da colleghi e ricercatori dell’università di Kyoto insieme alla collaborazione dell’università Jiangsu Normal University in Cina.
Si chiama CCU (carbon capture use and storage) quel materiale in grado di assorbire l’anidride carbonica e catturarla al suo interno, grazie alla porosità e affinità con le molecole di CO2.
Inoltre, questo materiale converte efficientemente e rapidamente l’anidride carbonica in materiali organici o che potrebbero tornare utili in altri impieghi.
La struttura del materiale scoperto ha un composto organico al suo interno che ha una forma ad elica e quando le molecole di anidride carbonica vi entrano in contatto, il CCU le riconosce per dimensione e per la forma e prontamente le intrappola, riorganizzando il suo assetto interno per predisporsi alla cattura e al successivo stoccaggio CO2.
Una sorta di filtro che riesce a pulire l’aria che tutti i giorni respiriamo.
Purtroppo i sistemi che sono stati determinati fino a questo momento sono sempre risultati dispendiosi o richiedevano molta energia e sono stati diversi i PCP - polimeri coordinamento poroso - che han provato a ridurre invano l’emissione di biossido di carbonio.
Tuttavia, solo i CCU sono riusciti a ridurre l’impatto dell’anidride carbonica di 10 volte rispetto ad altri PCP senza doversi servire di risorse economiche o energetiche gravose.
I nuovi impieghi della CO2
Per un utilizzo eco-friendly, i CCU garantiscono per il biossido nuovi impieghi ecologici, pensati per ridurre considerevolmente l’anidride carbonica o riutilizzarla, tra i quali è utile ricordare:
- Produzione di nuovi prodotti chimici: l’anidride carbonica può essere in questo caso utilizzata come materia prima;
- Nuovi materiali e combustibili liquidi e puliti;
- Produzione di Metanolo e dimetiletere: il primo viene utilizzato come solvente o reagente ad altre rezioni chimiche mentre il secondo può essere paragonabile al combustibile per auto conosciuto come GPL. Entrambi questi elementi stanno godendo di un mercato favorevole in continua espansione;
- Sostituzione con i combustibili attuali, e quindi una maggiore riduzione di anidride carbonica;
- Carbonati ciclici: nel settore petrolchimico e farmaceutico questi prodotti vengono spesso impiegati per la produzione di carburanti o medicinali.
Se fino ad ora i livelli di anidride carbonica certificati nell’aria che respiriamo sono stati preoccupanti e solo grazie agli ambientalisti attivi si è presa una posizione di conoscenza, ora si prospetta un futuro in cui sarà consistente la riduzione emissioni CO2 così come anche maggiore sarà la nostra consapevolezza.