Gli Stati Uniti, non solo le parti istituzionali e politiche ma anche quelle industriali ed economiche, sono particolarmente attenti al ruolo che giocherà nei prossimi mesi Christine Lagarde, la super manager che da qualche settimana ha preso il posto dell’italiano Mario Monti alla guida della BCE, la Banca Centrale Europea. È evidente che il principale istituto finanziario del vecchio continente, in un momento oltretutto davvero atipico e fortemente condizionato dalla Brexit, sarà un anello importantissimo della catena industriale a cominciare dalle sue scelte principale.
La strategia sarà fondamentale, ma Christine Lagarde sta ancora studiando
Fino a questo momento giornalisti e analisti hanno cercato a più riprese di richiamare l'attenzione della nuova presidente nel tentativo di capire quali saranno le sue alleanze o quali potrebbero essere le sue strategie sul tema ambientale ed energetico.
L’Europa in questo momento è profondamente divisa tra una disperata necessità di lavoro, che finisce sempre di più verso i paesi che garantiscono la massima libertà e i minimi costi agli imprenditori e la necessità di accogliere davvero con maggiore consapevolezza il desiderio di un’industria più pulita e meno impattante. Christine Lagarde, forse anche per questo momento di profonda discussione, non ha ancora preso una posizione politica dando appuntamento a tutti tra qualche mese quando i dati su inflazione, occupazione e stabilità saranno più chiari.
Gli USA vorrebbero un’Europa più industriale
Gli Stati Uniti in passato avevano spesso attaccato la BCE per la tolleranza con la quale aveva sopportato l’incapacità di alcuni paesi, Italia compresa, di fallire sistematicamente i propri obiettivi macrofinanziari. Sono anni che l’Europa non riesce a centrare i suoi obiettivi limitando l’inflazione e spesso la BCE è stata attaccata su un piano di credibilità e di atteggiamento. La Federal Reserve dal canto suo ha già annunciato che nel primo semestre del 2020 completerà tutti gli obiettivi dell’anno. Ed è per questo che molti analisti americani vorrebbero che Lagarde prendesse una posizione più tollerante sul fronte dell’ambiente, tornando a finanziare le industrie pesanti.
Perché il cambio climatico può cambiare la politica della BCE
Di fronte al problema del cambiamento climatico c’è dunque molto di cui discutere anche perché Christine Lagarde, in una delle pochissime dichiarazioni sull’argomento prima ancora di essere eletta, aveva dichiarato che “era comunque necessario che la BCE prendesse coscienza del periodo storico e che questo sarebbe stato un momento importante per riflettere sul proprio ruolo nel campo della sostenibilità”. Una frase che si presta a moltissime interpretazioni: anche a una presa di posizione più favorevole da parte della BCE nei confronti di aziende sostenibili e a impatto zero piuttosto che a industrie tradizionali fortemente impattanti. C’è una discussione molto serrata in questo momento: il presidente del consiglio d’amministrazione della tedesca Bundesbank Jens Weidmann sostiene che una Banca Centrale con obiettivi “ambientalisti”, o se preferiamo più favorevolmente orientata verso i cosiddetti green bonds finirebbe per entrare in conflitto con quelli che sono gli obiettivi stessi dell’industria europea, e dunque anche con il suo ruolo.
Il ruolo incerto e delicato di Christine Lagarde
Il ruolo di Christine Lagarde diventa a questo punto estremamente interessante e anche molto delicato di fronte a posizioni se non aggressive sicuramente piuttosto attente a quella che sarà la posizione sua e della BCE. Di sicuro c’è una crescente presa di coscienza sul fatto che il dibattito intorno al clima e all’ambiente genereranno una reazione e influenzeranno la politica di chi dovrà finanziare le attività produttive.
Questo potrebbe voler dire prendersi carico degli eventuali rischi futuri di scelte dannose e sbagliate, e dunque rimediare a danno già fatto, o imporre alla fonte atteggiamenti più consapevoli.