È stata ribattezzata la Città Foresta perché la sua ambizione è quella di trasformare in verde qualsiasi soluzione abitativa e lavorativa con la tecnica dei giardini pensili, vecchi di migliaia di anni. Si chiama Liujiang e si trova in Cina nella provincia meridionale dello Guangxi. Una risposta in più, ma soprattutto un divertente studio architettonico, di fronte alla crescente necessità di verde e di rendere sempre più compatibile con l’ambiente qualsiasi agglomerato urbano.
Città foresta, in principio furono i babilonesi
La città foresta della Cina non è la prima nel suo genere, al contrario il popolo che per primo decise di armonizzare qualsiasi costruzione con l’ambiente fu quello dei babilonesi i cui giardini pensili erano considerate una delle meraviglie più straordinarie del mondo allora conosciuto. Babilonia, culla della civiltà della Mesopotamia tra Tigri ed Eufrate, si trovava nel cuore di quello che oggi chiamiamo Iraq, un centinaio di chilometri a sud di Baghdad.
Le prime tracce scritte e illustrazioni che parlano dei giardini di Babilonia si riferiscono al grande re Nabucodonosor che regnò sulla Mesopotamia al culmine del suo splendore nel V secolo a.C. In realtà pare che la tradizione di creare giardini fosse stata portata a Babilonia da Semiramide, la leggendaria assira che avrebbe regnato a Babilonia circa duecento anni prima di Nabucodonosor. Una figura talmente straordinaria da essere ancora oggi permeata più di fonti mitologiche che storiche. Tuttavia, è storia che i babilonesi siano riusciti a trasformare in uno trionfo della natura una città appoggiata su uno degli angoli più torridi del pianeta.
I Giardini di Babilonia all’avanguardia per irrigazione e coltivazione
I giardini pensili di Babilonia, antenati della città foresta recentemente sorta in Cina, avevano di fatto trasformato in piastre coltivabili le terrazze di ogni singola abitazione: grazie a canali e a un collaudato e diffusissimo sistema di vasi di irrigazione l’acqua arrivava praticamente ovunque e aveva contribuito a creare non solo serre ma anche frutteti. Le teorie circa i giardini sarebbero state sostenute anche dall’archeologo Robert Koldewey che lavorò sugli scavi di quella che oggi viene considerata l’antica Babilonia per quasi quarant’anni ritrovando magazzini, tracce dell’esistenza di pozzi e di canali: un sistema estremamente evoluto e complesso che risaliva fino alle vasche dell’Eufrate, non propriamente vicino.
I giardini di Babilonia contribuivano a mantenere un clima estremamente mite all’interno delle abitazioni e offrivano ogni genere di primizia: cedri, arance, melograni, frutta fresca ricca di vitamine pure. I canali erano talmente grandi che diventarono quasi un fattore più estetico e ornamentale che di puro approvvigionamento idrico. Oggi di quello che dovevano essere i giardini sulle terrazze di Babilonia abbiamo disegni, grafici e ricostruzioni.
Dai giardini di Babilonia al Bosco Verticale di Milano
Su quel modello sono stati realizzati numerosi altri giardini, resi più agevoli dal fatto che l’acqua nelle nostre città è un bene più comune ed economico. Ci sono molti alberghi, in particolare a Las Vegas, che si sono ispirati al mito dei giardini di Babilonia per offrire ai propri visitatori intere aree verdi che ricostruiscono i vari patrimoni naturali del pianeta. Molte case di Milano, in centro ma anche in periferia e lungo le circonvallazioni, sono riuscite ad allestire splendidi e rigogliosi giardini che diventano un motivo di orgoglio ma anche di incremento di valore per l’abitazione stessa.
Ci sono molte aziende che si occupano di arredamento verde che si sono specializzate nel corso degli ultimi anni proprio nella creazione di giardini pensili. Forse è anche per questo, per celebrare una moda che è molto milanese, che nel cuore di Porta Garibaldi, è nato il Bosco Verticale. Un progetto dello Studio Boeri che ha vinto numerose competizioni internazionali per la sua creatività: 711 alberi e altri 20mila tra piante e arbusti strutturate in altezza lungo due torri che producono ossigeno e riducono l’impatto delle polveri sottili determinate dal riscaldamento e dal traffico di tutta la zona. Servirebbero due ettari per mettere a terra lo stesso numero di alberi. Altri boschi verticali su questo stesso esempio stanno sorgendo in molte altre città.
Un bosco cittadino ‘italiano’ sorge anche in Cina
Quella di Liujiang è un’area ampia che copre circa 175 ettari e ospiterà più alberi che abitanti: a fronte di una popolazione prevista di 30mila persone ci saranno 40mila alberi e oltre 1 milione di piante di più di cento specie diverse. Il calcolo dice che queste piante garantiranno l’assorbimento di 10mila tonnellate di CO2 e 57 tonnellate di polveri sottili assorbite all’anno producendo circa 900 tonnellate di ossigeno. Anche questo progetto è stato ideato da Stefano Boeri.