La produzione di Co2 è cosa ormai nota e stra-consolidata nei rapporti mondiali sull’inquinamento, è strettamente legata alle attività produttive, soprattutto in paesi come la Cina. Allevamento, industria, emissioni di gas combusti legati al traffico leggero e pesante e al riscaldamento delle grandi città. Negli ultimi cinquant’anni essendo aumentati tutti i riscontri legati all’inquinamento da produttività che ha intensificato i gas serra, la vera sfida – come noto – per salvaguardare il pianeta, è proprio abbattere questo genere di inquinamento. Si possono trovare forme di energia alternativa, e questa è una strada. Ma si può anche decidere di tagliare radicalmente i consumi adottando uno stile di vita più consapevole.
Il coronavirus ridimensiona la Cina
Il coronavirus ha mandato in crisi il gigantesco sistema produttivo cinese e ha imposto enormi sacrifici. Fu il presidente Xi Jinping in persona a chiedere alle aziende cinesi di tagliare a zero tutte le produttività non necessarie e ridurre frenare il pachiderma industriale per rallentare il virus. Nessuno poteva pensare, anche perché l’emergenza sulla quale tutto il mondo era concentrato era un’altra, che sarebbe accaduto l’imponderabile. Ma il dato di fatto è che nel corso delle ultime due settimane di quarantena e di tutela della salute pubblica anche attraverso una riduzione considerevole dell’attività produttiva, si è verificata una riduzione di più di un quarto di Co2.
Un quarto di Co2 in meno in due settimane in Cina
Le misure di quarantena, ma soprattutto il conseguente calo delle attività delle centrali elettriche, hanno dunque avuto effetti sull'ambiente positivi e in particolare sul calo degli inquinanti e dei gas serra emessi in atmosfera. Si parla di un calo davvero importante, pari al 25%, un’enormità per un paese così grande e così impegnativo dal punto di vista industriale. Ma ora però è il momento di ripartire e lo stesso Xi Jinping ha chiesto a tutte le province di riprendere i normali ritmi produttivi. Un bel rischio, perché l’impulso per rimettere in movimento il colosso cinese potrebbe azzerare l’impatto positivo riscontrato nel corso delle ultime settimane.
Cina, calano tutti gli inquinanti
Le misure per il rilancio dell'economia nel Paese asiatico potrebbero dunque costare cari: è quanto sottolinea uno studio pubblicato sul sito specializzato 'Carbon Brief'. L’utilizzo del carbone nelle centrali elettriche che si sono espressi ai livelli minimi in queste ultime due settimane potrebbe tornare massiccio. Come l’operatività degli impianti di raffineria del petrolio nella provincia di Shandong, mai così bassi nelle ultime settimane come dal 2015. Bassi anche i livelli di ossidi di azoto (NOx) in calo del 36% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e l’inquinamento derivato dai voli interni, in calo fino al 70% sempre rispetto al mese scorso.
Cala anche la domanda di petrolio
In questo periodo, nel 2019, la Cina ha emesso circa 400 milioni di tonnellate di CO2 che dovrebbero quindi essersi ridotte di circa 100 milioni di tonnellate. La questione cruciale a questo punto, sottolinea la ricerca di Carbon Brief, è se questi risultati saranno mantenuti nel tempo, o se saranno compensati, se non addirittura ribaltati, dalla risposta del governo alla crisi innescata dal coronavirus. Secondo le prime analisi dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (Iea) e l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec), le ripercussioni della crisi dovrebbero portare, nel periodo gennaio-settembre, a un calo dello 0,5% della domanda globale di petrolio.
Le foto dallo spazio
Tutto è stato documentato anche da una serie di documenti fotografici delle stazioni orbitanti della NASA: “Quelle foto della Nasa sulla Cina sono la dimostrazione che si può ridurre l'inquinamento. Non dovevamo aspettare il coronavirus per saperlo, ma in questo senso cogliamo quella foto come elemento che ci fa capire che si può fare e le risorse ci sono”. Lo ha detto il ministro dell'ambiente Sergio Costa commentando, a margine di un convegno del CNR a Napoli, le foto della Nasa che evidenziano un enorme declino dei livelli di inquinamento sulla Cina, causati in parte anche dal coronavirus.