Chissà che decisione prenderebbe il giudice del tribunale di Bruxelles che, con una sentenza destinata a fare giurisprudenza e notizia in tutto il mondo, ha condannato un ladro di biciclette per crimine ambientale. Chissà quale sarebbe la sua reazione di fronte a quella che sembra essere l’ultima moda malsana sia a Milano che a Roma, cioè quella di gettare in acqua le biciclette e i motorini in sharing.
Un gesto insensato che pare essere diventato una sorta di moda malata nelle notti di movida, anche se alcuni protagonisti di questo genere di bravate sono già stati pizzicati - in flagranza di reato oppure grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza - e condannati a pagare le spese di recupero, i danni e a svolgere un certo numero di ore di lavori socialmente utili.
Una nuova chiave di lettura sul crimine ambientale
Se la giurisprudenza italiana forse dovrà adeguarsi di fronte a queste nuove esigenze riportate dalle cronache cittadine, è interessante tornare al fatto oggetto di riflessione. Rubare una bicicletta si può davvero considerare un crimine ambientale? È un paradosso magari un po’ forzato, ed è evidente che il giudice del tribunale di Bruxelles era più interessato a creare un precedente del quale si parlasse che a usare il buon senso.
“Tuttavia in senso lato il furto di una bici, oltre a un reato contro il patrimonio, rappresenta anche un crimine ideologico o, se vogliamo, sociale” dice il professor Paul G.J. Wetton, della facoltà di legge dell’università di Cambridge, una delle più antiche e prestigiose del mondo. Il furto di una bici, così come sostiene lo studioso, è un danno anche per la collettività:
“Indipendentemente dal fatto che quel mezzo venga usato o meno - spiega Wetton – la bicicletta è soprattutto un simbolo, rappresenta un modello educativo e civile, profondamente sociale. Rubare una bicicletta in un momento storico come questo è molto più grave di un furto d’auto. Perché l’auto è un bene del tutto privato che ha un impatto ambientale sostanziale, mentre il furto di una bicicletta toglie qualcosa alla collettività”.
Un ladro che danneggia il sociale
L’episodio diventato oggetto di discussione giurisprudenziale è avvento il 29 ottobre scorso nei pressi di Bruxelles: un giovane con precedenti penali per reati contro il patrimonio (tra i quali il furto di alcune bici) viene di nuovo fermato per altri furti. Il giudice che esamina il caso era lo stesso che quattro anni prima lo aveva condannato a 15 mesi di reclusione. Stavolta decide di usare la mano pesante:“Ogni bicicletta rubata avrà sicuramente costretto il suo proprietario a ricorrere ai mezzi pubblico o alla propria auto con effetti molto più inquinanti”.
Aggravante è anche la motivazione del furto: procurarsi la droga…“Il fatto che il ladro abbia rubato per comprare sostanze stupefacenti rende il furto ancora più grave e odioso sotto l’aspetto del suo costo sociale”. Di qui la decisione del giudice di ricorrere a una condanna magari esagerata ma che ha fatto notizia, lanciando un segnale. Nella motivazione della sentenza depositata pochi giorni fa si legge che il ladro, con 44 denunce per furti in ventiquattro anni di attività e non meno di 17 condanne per dodici anni complessivi di carcere è da ritenersi colpevole di crimini contro l’ambiente.
La punizione funziona più di qualsiasi lezione
Il giudice ha sintetizzato nel titolo del dispositivo della sentenza quello che è il suo pensiero: “Dei delitti contro l’ambiente”. Il professor Wetton ritiene che questo possa essere ritenuto un segnale forte:
“Non c’è alcun dubbio – conclude il docente inglese di Cambridge - che in sistemi di amministrazione della giustizia come il nostro che riporta tutto ai precedenti e alle interpretazioni delle varie corti di ogni singolo episodio sulla base delle decisioni già assunte, che questo possa rappresentare un segnale forte. Non amo l’idea di una giustizia sempre penalizzante e pronta a giudicare tutto dall'alto e da lontano, ma credo che sarebbe opportuna una chiave di lettura più dura nei confronti di chi inquina, anche se si tratta semplicemente di buttare a terra un mozzicone o di non effettuare regolarmente la raccolta differenziata. Purtroppo in questa fase storica l’uomo sembra imparare la lezione solo quando viene punito”.