Quando si parla di Africa e di energie rinnovabili, la sensazione che si respira è sempre quella della scarsa credibilità: sarà perché fino a oggi il continente africano è sempre stato considerato il posto dove le grandi industrie andavano a smaltire l’impossibile, o anche perché i governi non avevano mai così tante risorse da investire nelle energie pulite. Eppure le cose stanno rapidamente cambiando: è un dato di fatto non solo in Egitto.
La dimostrazione è arrivata recentemente dal Marocco, con il grandissimo power plant di Ouarzazate che in pochi anni è diventato di fatto un centro di eccellenza ed è in costante e continua crescita tanto che con i nuovi impianti in costruzione sarà a breve in grado di garantire energia elettrica a basso costo a un milione di abitanti e migliaia di aziende e infrastrutture. Ora anche l’Egitto punta in alto.
L’Egitto punta sul solare e sul rinnovamento degli impianti
L’Egitto, uscito da anni non facili e di forti tensioni sociali, si è visto confermato un prestito da oltre 183 milioni di euro dalla EBRD, la European Bank of Reconstruction and Development, un istituto di credito che va a finanziare progetti di interesse civico in aree che hanno bisogno di un recupero. A chiedere il finanziamento è stata la Egyptian Electricity Transmission Co, il cui progetto dedicato alle energie rinnovabili e alla integrazione della rete elettrica ha convinto la banca.
L’Egitto è sicuramente uno dei paesi più forti e solidi sotto l’aspetto delle infrastrutture e della distribuzione elettrica: ma i consumi sono eccessivi, l’inquinamento è altissimo e anche qui i black out sono stati frequenti. Si parla di un paese enorme, oltre un milione di chilometri quadrati, il 24esimo per estensione, con 125 milioni di persone che vivono soprattutto nelle grandi megalopoli. Solo a Il Cairo vivono non meno di 15 milioni di persone, e l’incremento demografico nelle città è addirittura del 7%.
Tanti i paesi che stanno investendo sul solare
Il paese ha bisogno non solo di ripensare il modo in cui produce energia, di qui il crescente interesse per l’esempio di Ouazarzate ma anche il modo in riesce a distribuirla: oggi ci sono molte stazioni di alta tensione in difficoltà, alcune sono praticamente da ricostruire. La EET ha quindi deciso di rinnovare gran parte della sua rete elettrica e in particolare quella delle grandi stazioni di distribuzione nel tentativo di spingere avanti il paese in modo deciso. Ai 183 milioni di euro garantiti dal fondo europeo si aggiungeranno anche importanti investiti governativi e privati: l’obiettivo nell’immediato, fin dal 2022 è quello di migliorare e razionalizzare il flusso di energia portando al 25% il contributo delle rinnovabili, in particolare il solare.
Un margine che salirà fino al 42% entro il 2035. Non si tratta della prima operazione importante che la EBRD effettua in paesi emergenti: a maggio la banca aveva acquistato a 90 milioni di euro azioni della IC Energy, una compagnia turca interessata a investire considerevolmente nel solare. L’investimento ha subito portato a un accordo quadro con il governo per la realizzazione di una centrale solare da 27 GigaWatt i cui lavori stanno per cominciare e che dovrebbe essere completata entro il 2023.
L’Egitto vuole fare a meno del carbone e del suo inquinamento
Un mese dopo l’istituto bancario europeo, che ha sede a Londra, ha annunciato la sua decisione di concedere un prestito di 15 milioni di euro alla cinese Universal Energy per la realizzazione di una centrale solare da 30 GigaWatt in Kazakhstan. Un prestito importante che rende in questo momento il Kazakhstan un paese leader per la produzione di energia solare: 200 milioni di euro investiti in pochi anni.
L’investimento in Egitto dovrebbe dare un taglio considerevole al consumo di carbone che ancora oggi è uno dei principali elementi utilizzati dal paese per la produzione di energia elettrica. Solo con la realizzazione delle nuove infrastrutture si dovrebbero risparmiare almeno 77 mila tonnellate all’anno che si traducono in una considerevole riduzione di CO2 nell'aria.