Negli ultimi anni il riscaldamento globale causato dall’uomo e dall’emissione di CO2 sta mettendo in pericolo numerosi ecosistemi e diverse specie animali: è questo il caso delle barriere coralline, danneggiate dall’aumento delle temperature e dall’acidificazione dei mari.
Non solo, molteplici specie marine sono ostacolate nella riproduzione dalla pesca selvaggia, che non rispetta il naturale sviluppo degli esemplari e le loro zone di deposizione delle uova. Per questo motivo la Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo ha adottato 15 iniziative salva-barriere coralline, per unire i paesi europei nella lotta contro il danneggiamento dei coralli e delle specie marine, che rischiano ancora una volta l’estinzione a causa della mano dell’uomo.
Barriera corallina: perché è a rischio
Una delle conseguenze della crisi ambientale che si è verificata negli ultimi anni è il danneggiamento delle barriere coralline, dovuto principalmente al surriscaldamento globale. Secondo una recente stima, negli ultimi 30 anni la metà dei coralli del pianeta è morta in seguito all’innalzamento della temperatura dell’acqua e all’acidificazione degli oceani. Questo ha causato il classico effetto di reazione a catena, che si verifica quando, all’interno di un ecosistema, una delle specie, anche la più piccola, scompare o si riduce drasticamente. Ciò significa che, alla morte dei coralli, si è susseguita la morte di numerose altre varietà di animali marini.
Quindi, il motivo principale per cui la barriera corallina è a rischio è sempre lo stesso: il surriscaldamento globale. In base a una ricerca dell’Oxford University, il calore assorbito negli ultimi 150 anni dagli oceani e dai mari e superiore pari a circa mille volte l’utilizzo di energia dell’intera popolazione globale in un anno. Secondo numerosi scienziati dell’Intergovernmental panel for climate change, che negli ultimi anni si sono approcciati a questo problema, basterebbe che la temperatura si alzi di un solo grado per fare in modo che la barriera corallina sparisca per sempre.
Un altro fattore che determina la scomparsa dei coralli è l’acidificazione dei mari, fenomeno causato dalla presenza di CO2 nell’atmosfera, la quale porta dapprima allo sbiancamento dei coralli e successivamente alla loro morte.
Iniziative salva-barriere coralline
La Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo - CGPM - della Fao ha adottato quindici azioni salva-mare contro la pesca illegale: l’obiettivo è quello di rendere il campo della pesca più trasparente, in modo tale da proteggere specie marine e coralli preservando le zone utilizzate per la riproduzione.
Tali misure sono necessarie per la difesa degli oceani e per combattere la pesca eccessiva e illegale, che ostacola la riproduzione delle specie marine a rischio di estinzione e mette in pericolo i coralli.
Infatti, l’impatto della pesca sull’ecosistema marino è talvolta devastante, e Oceana - l’organizzazione internazionale per la conservazione e la difesa degli oceani - sottolinea l’importanza delle quindici iniziative salva-barriere coralline come un risultato comune a più paesi per la protezione del Mediterraneo. Del resto, l’azione congiunta si configura come il primo quadro normativo stabilito insieme per la protezione delle specie coralline a rischio di estinzione, un risultato che rappresenta un passo di fondamentale importanza per preservare gli Habitat Sensibili.
In particolare è stato adottato un piano comune per la gestione nell’Adriatico di misure a protezione di specie quali il nasello, la triglia, la sogliola e i gamberi che sono particolarmente colpiti dalla pesca illegale; infatti, la pesca a strascico non permette la protezione di banchi di pesci giovani e del loro ambiente di riproduzione e dei coralli, sempre più minacciati dal diffondersi di pratiche di sfruttamento selvaggio dell’ambiente marino.
Oceana esprime particolare soddisfazione per il piano di identificazione di ulteriori Zone di Restrizione della pesca (FRA) con l’obiettivo di proteggere le zone di deposizione delle uova delle specie marine più a rischio.