Gli italiani sono campioni del riciclo dei rifiuti: è il quadro confortante che emerge dall'ultimo rapporto realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e pubblicato di recente.
“L'Italia del Riciclo 2019” mostra dei punti di forza e delle criticità con uno sguardo al futuro che sembra incoraggiare il settore delle materie prime seconde, ovvero di materiali che possono avere una seconda vita e soddisfare le esigenze dei consumatori come se si trattasse di materie di prima mano. E in un Paese poverissimo di materie prime ma secondo per manifattura in Europa, non è un dato di poco conto.
Al tempo stesso, i punti critici riguardano soprattutto l'impiantistica: infatti, a carenza di impianti per il trattamento dei rifiuti e per il completamento della filiera è il vero freno al raggiungimento pieno di tutti gli obiettivi europei.
C'è anche una questione di cultura del rifiuto differenziato e la tipologia che ne soffre di più è quella degli oggetti elettrici ed elettronici, i cosiddetti Raee, che non vengono smaltiti correttamente. Addentrandosi nel dettaglio del rapporto la prima cifra con la quale confrontarsi riguarda la quantità di rifiuti prodotti.
L'Italia del riciclo 2019, un decennio di svolta
Il primo dato di raffronto risale al 2006 e ammonta a 155 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti. Nel 2016 si arriva a 164 Milioni di tonnellate. Un incremento di appena il 6% in dieci anni che può essere considerato un segno positivo della capacità di contenere la produzione di rifiuti, grazie a una migliore cultura del risparmio di materie.
Nello stesso periodo in esame, in Italia cresce anche la capacità di differenziare i rifiuti che aumenta del 42% passando dai 76 ai 108 milioni di tonnellate di immondizia passata a vita nuova. e ci sono categorie di rifiuti che arrivano quasi a toccare il 100% di riciclo. È il caso degli oli minerali esausti: vengono raccolti da aziende specializzate e trattati per ritornare nel circuito produttivo.
Anche gli imballaggi fanno scalare all'Italia la graduatoria dei Paesi europei, portandola al terzo posto dopo Germania e Spagna. Complessivamente l'Italia recupera ogni anno dai rifiuti ben 12 tonnellate di materie prime seconde.
Il rapporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile contiene anche una serie di indicazioni per mantenere le posizioni conquistate, consolidarle e migliorare il ciclo dei rifiuti, soprattutto in tema di qualità. E lo scoglio da superare è rappresentato dalla carenza infrastrutturale: l'attuale livello di impiantistica non è sufficiente a garantire un ciclo completo e omogeneo in tutto il Paese.
La seconda vita del multi materiale
I settori più avanzati su questo fronte restano quelli del trattamento del multi materiale: plastica, alluminio, vetro, carta, legno e acciaio, che arrivano al 67%, anticipando addirittura l'obiettivo europeo del 2025.
Va meglio per la carta che viene riciclata per l'81%, segue l'alluminio, all'80%, un punto in più dell'acciaio; si ricicla vetro per il 76%, legno per il 63% e la plastica è il punto dolens, con il 45%. anche rifiuti considerati pericolosi, se abbandonati in maniera sconsiderata, come gli pneumatici usurati riescono a trovare una seconda chance. Il riciclo arriva al 58%,mentre per i rifiuti elettrici ed elettronici la corretta procedura di smaltimento e di riciclo riguarda appena il 42%.
Troppo poco rispetto all'obiettivo europeo fissato al 65%. Su questi numeri pesa l'influenza del commercio illegale, che richiede poi lo smaltimento illegale. Fatichiamo anche a smaltire correttamente pile elettriche e accumulatori di energia, ma è anche vero che che manca una corretta e capillare informazione su questi elementi, così come l'impiantistica è sempre carente, in particolare al Sud e nel Centro Italia.
Nel decennio preso in considerazione dallo studio, la categoria con le migliori performance di crescita resta quella del rifiuto organico, sia domestico che derivato dalla cura del verde, ma sono ancora pochi gli impianti di compostaggio in grado di assicurare il pieno riciclo di tutto lo scarto prodotto.