Minneapolis, capitale del Minnesota, è famosa per alcune cose che la distinguono dalle altre città americane: si appoggia su entrambe le rive del Mississippi e a poca distanza raccoglie almeno una trentina di laghi e le acque del Minnesota. I nativi della tribù Dakota la chiamavano “la madre terra” perché la sua grande ricchezza di acqua la rendeva fertilissima e straordinariamente popolata da animali. Poi purtroppo arrivò l’uomo bianco che solo qui, in quello che oggi è il Minnesota, annientò la popolazione di bufali più grande d’America.
Si chiamò Minneapolis, da Mni, che in lingua Dakota significava acqua. Forse anche per farsi perdonare chi costruì la città intorno ai primi del 1900 volle realizzare numerosissimi parchi con una grande ricchezza di ruscelli e laghetti. In questo Minneapolis, per quanto gelida d’inverno, è splendida per tutti gli altri mesi dell’anno.
Il senso civico degli abitanti di Minneapolis
Un’altra cosa che distingue Minnepaolis, sedicesima città degli Stati Uniti per popolazione, è la forte partecipazione della sua gente: se c’è un problema, di qualsiasi ordine, la popolazione si mobilita con un senso civico davvero raro.
Che si tratti di ripulire un parco, di sgomberare un rudere e rimetterlo a disposizione della collettività o di organizzare raccolte benefiche gli abitanti della città sono straordinariamente ricettivi. E così, quando qualche mese fa sul principale giornale della città è comparso tra gli avvisi l’annuncio “Help Wanted”, cercasi aiuto, nessuno ha pensato a uno scherzo.
Minneapolis lo scorso anno con un referendum ha accolto la proposta di essere la prima metropoli americana a passare alle energie rinnovabili entro il 2030. Senza eccezioni, al 100%. Kim Havey è il manager della sostenibilità, l’uomo che nella municipalità della metropoli deve occuparsi di realizzare concretamente le cose. È stato lui a pubblicare l’annuncio.
Il comportamento della gente è la prima soluzione al problema
“È inutile nasconderci che abbiamo sottoscritto un impegno davvero importante che coinvolgerà tutta la città per i prossimi vent’anni - dice mister Havey – ma l’obiettivo è serio e riguarda tutti. Si tratta ridurre i costi dell’energia e soprattutto di ridurre l’impatto di questa produzione. Quindi abbiamo chiesto l’aiuto della gente”.
L’aiuto inizialmente sarà quello di attuare un comportamento più responsabile e selettivo quando si tratta di ambiente: spegnere sempre il PC quando non lo si usa, staccare i caricatori del telefono cellulare quando è carico, evitare le luci accese inutilmente, rendersi conto degli sprechi, anche quelli dell’amministrazione pubblica, e segnalarli.
L’ufficio di Kim Havey ha aperto una linea telefonica con la cittadinanza per ricevere segnalazioni e suggerimenti: per contro è iniziata una intensissima campagna di sensibilizzazione nelle scuole, università, uffici, ospedali e in tutte le congregazioni della città per aiutare la gente a cambiare.
Minneapolis pronta a diventare totalmente naturale in vent’anni
Per la verità Minneapolis è già cambiata tanto: dal 2006 le emissioni di CO2 sono diminuite del 17%, che per una città di quasi mezzo milione di abitanti è una enormità, soprattutto negli USA. L’economia della città per contro è cresciuta del 20% e il tasso di disoccupazione non è mai stato così basso. Kim Havey sostiene che la soluzione sia la gente:
“Siamo pienamente convinti che il comportamento delle persone sia la prima risorsa e anche se partiamo da una base eccellente e da risultati brillanti negli ultimi anni, possiamo migliorare ancora. La nostra città è la dimostrazione che consumare di più non significa vivere meglio, anzi, da quando siamo più attenti e coscienziosi la qualità della nostra vita è migliorata. C’è più lavoro e c’è più ricchezza”.
Il salto di qualità che la città si pone è comunque ambizioso: un terzo dell’energia elettrica che rifornisce la città in questo momento arriva dal carbone, che l’amministrazione di Minneapolis vuole azzerare entro al massimo dieci anni e un altro 15% arriva dal gas naturale.