Fino a questo momento sono stati messi in relazione come elementi assolutamente connessi al riscaldamento globale e all’aumento dei gas serra e del CO2 alcuni fattori che contribuiscono al cambiamento climatico: gli scarichi industriali inquinanti nell’aria, il riscaldamento civile, i gas combusti da autotrazione, gli allevamenti intensivi. Ma c’è un fattore forse dato anche troppo per scontato che è ugualmente dannoso ed è il numero di abitanti presenti sul pianeta.
L’inquinamento aumenta di pari passo con la popolazione
La crescita della popolazione mondiale, di fatto è un problema difficile e scomodo da analizzare ma è evidente che ogni persona che viene al mondo porta con sé una certa quantità di inquinamento che non smaltirà e che lascerà a carico delle generazioni future: anni fa si diceva che ogni neonato, a seconda del paese nel quale sarebbe cresciuto e dell’economia di cui avrebbe fatto parte, avrebbe potuto fruire di un credito o rappresentare un debito. Nel caso del cosiddetto costo ambientale chiunque, ricco povero, in Giappone, in Africa, negli USA o in Europa porterà sicuramente un debito in termini di CO2. Ovviamente più consumerà e più la sua esperienza sulla terra potrà risultare impattante sul cambiamento climatico.
Entro il 2050 saremo 10 miliardi
Stando ai calcoli e alle proiezioni la popolazione del pianeta nel 2050 sfiorerà i 10 miliardi di abitanti: secondo le Nazioni Unite si parla di 9 miliardi e ottocento milioni di persone, ma considerando il fatto che queste stime tengono conto di una proiezione che tende a incrementare di anno in anno, si parla di una stima forse approssimata per difetto.
Stephanie Feldstien direttore dell’osservatorio per la crescita e la sostenibilità del Center for Biological Diversity, chiama a una presa di coscienza difficile da realizzare: “Se non riusciamo a indirizzare e a razionalizzare la crescita della popolazione qualsiasi sforzo nel tentativo di ridurre l’impatto su clima e ambiente sarà del tutto inutile, c’è un legame inevitabile e storico tra questi due fattori. Purtroppo, fa parte dell’educazione dell’uomo non accontentarsi, aspirare alla migliore condizione possibile per sé e per i propri figli e questo finisce semplicemente per tradursi in consumi maggiori, sprechi più alti e inquinamento non sostenibile. La storia ci insegna che in alcune aree del pianeta dovremmo attuare politiche severe, forse anche forzose per il contenimento delle nascite”.
Il dibattito sull’incremento demografico e il cambiamento climatico
SI tratta di un argomento dibattuto a lungo contro il quale molte voci autorevoli, a cominciare da numerose religioni, hanno alzato la propria voce contraria: tuttavia molti paesi, a cominciare dalla Cina, hanno chiesto ai propri abitanti di aderire a una rigida pianificazione familiare: “Il nostro messaggio – continua Stephanie Feldstien - mira soprattutto alla consapevolezza perché chiunque oggi nel mondo dovrebbe essere nelle condizioni di poter decidere se e quando avere dei figli ed eventualmente quanti. Non c’è dubbio che il sovraffollamento del pianeta nel futuro diventerà un problema enorme per via delle malattie che non potranno essere curate, e quindi si esporranno in misura ancora maggiore sulle popolazioni più deboli, per le risorse che saranno sempre più scarse e per l’inquinamento che inevitabilmente tenderà a essere sempre più dominante”.
Arabia, Australi e States hanno ancora un tasso di inquinamento allarmante
Se da una parte molte voci sono contrarie altre invece chiedono un dibattito franco e aperto su questo argomento. “Ci sono molte popolazioni che si rendono conto che avere figli oggi è prima di tutto una responsabilità, notiamo questa sensibilità tra moltissime coppie in particolarità quelle più giovani che si rendono conto che avere figli può avere anche un contraccolpo pesante sulla questione che riguarda il clima, i consumi e l’ambiente – conclude la dottoressa Fledstien – in questo momento non sono i paesi più poveri a inquinare di più ma Arabia Saudita, Australia USA: in questo momento dobbiamo essere estremamente onesti anche dal nostro punto di vista, la scelta di non fare figli non sarà quella che salverà il pianeta, soprattutto se ci sono paesi come gli States dove la ricchezza si misura in SUV e metri quadri e dove la fascia alta del paese mangia bistecche sette volte la settimana”.