L’Europa è un continente altamente industrializzato e pertanto fa da tempo i conti con tutte le conseguenze che la cospicua attività di produzione porta con sé.
Se è vero però che da alcuni anni sono state attivate delle misure per controllare il fenomeno dell’inquinamento atmosferico che hanno prodotto alcuni risultati, la situazione rimane comunque preoccupante, soprattutto nelle grandi città.
Il bisogno di norme ancora più severe in fatto di emissioni inquinanti è quindi molto presente e i progressi fatti finora, seppur significativi, sono ancora troppo deboli.
Il nuovo rapporto dell’Agenzia Ambientale Europea
Il report pubblicato il 16 ottobre dall’Agenzia Ambientale Europea, il quale riporta i dati registrati nel 2017, mostra come il continente stia ancora attraversando una fase molto critica a causa di alti livelli di smog nell’aria.
Nonostante le misure per contenere questo smog, la maggior parte dei cittadini europei è ancora esposta a livelli di inquinamento atmosferico di gran lunga superiori ai massimi stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I principali agenti inquinanti individuati dal report sono le polveri sottili (PM), il biossido di azoto (NO2) e Ozono a livello del suolo (O3).
I dati sui decessi causati dall’inquinamento sono sconcertanti: nel 2016, sono morte circa 374.000 persone, dato inferiore rispetto a quello registrato negli anni passati, ma comunque molto grave.
Le ripercussioni sulla vita dei cittadini sono molte e parecchio dannose.
Oltre ad apportare un grave peggioramento della qualità dell’aria che respiriamo, le conseguenze dell’inquinamento sono anche di natura economica: l’aumento di persone affette da disturbi ad esso strettamente correlati comporta ulteriori spese sanitarie per curare questi malanni, per non parlare delle ripercussioni dei cambiamenti climatici sulla produzione agricola.
La situazione italiana: la peggiore dell’Unione Europea
Se la situazione europea è drammatica i dati registrati in Italia lo sono ancora di più; siamo infatti secondi solo alla Germania per numero di decessi prematuri dovuti alla presenza di sostanze inquinanti all’interno dell’aria.
Sono state infatti 14.600 le vittime causate dal biossido di azoto e circa 4.300 dall’ozono a terra (O3), per non parlare del dato più clamoroso: 58.600 persone sono morte a causa della massiccia presenza di polveri sottili.
L’Italia è inoltre posizionata ai primi posti della classifica degli Stati più inquinati insieme ad alcuni Paesi dell’est come Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria, Slovacchia, Polonia e Croazia.
Torino, la città italiana più inquinata, supera addirittura le grandi metropoli di Parigi e Londra.
Come è noto, le principali cause dell’inquinamento atmosferico sono le industrie, i trasportati stradali, le centrali elettriche, l’agricoltura e le abitudini domestiche scorrette.
Se è così semplice individuare quali sono i fattori che scatenano gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla nostra vita, come mai è così difficile arginare il problema?
L’Unione Europea ha infatti fissato dei limiti nazionali di emissione dichiarati nella Direttiva nazionale sui massimali di emissione. questa misura serve infatti a ridurre in particolare due nuovi agenti inquinanti molto pericolosi: il metano, principale responsabile dell’effetto serra, e quindi del surriscaldamento globale; il particolato polvere fine proveniente in particolare da veicoli stradali e combustione.
Secondo le direttive europee, i governi avrebbero dovuto presentare entro il 1° aprile 2019 unpiano nazionale di riduzione delle emissioni atmosferiche; a distanza di alcuni mesi dalla scadenza, ancora dieci Stati non hanno presentato il proprio e tra questi figura anche l’Italia.
L’impegno portato avanti dalle Nazioni europee per ridurre i livelli di inquinamento deve essere ancora più forte e deciso.
Il percorso per il raggiungimento degli obiettivi che l’Unione Europea si è imposta rimane molto lungo: come sostengono alcuni esperti è quindi necessario controllare ancora più attentamente l’operato dei membri e intervenire con sanzioni laddove le norme restrittive non venissero rispettate.