Uno degli aspetti più interessanti di questa corsa all’ambiente sostenibile è rappresentato dall’esplosione della vendita di borracce e bottiglie ecocompatibili. Il senso è dire addio una volta per tutte all’acqua minerale confezionata in bottiglie da mezzo litro (in PET) e scegliere fonti di acqua naturale, molto spesso microfiltrata. A questo proposito è nato di recente, Rebo, la bottiglia che ripaga in Bitcoin.
Del resto, moltissime città si sono attrezzate con acqua potabile a bassissimo costo, anche fresca e frizzante, disponibile a ciclo continuo da dispenser gratuiti o a costi bassissimi. Un bel risparmio che consente anche di mettere in mezzo molta meno plastica da smaltire.
Rebo, bottiglia che conta i sorsi e li traduce in blockchain
Tra le tante bottiglie ne è comparsa una davvero curiosa, si chiama Rebo. Si tratta di una bottiglia che ha una piccola tecnologia all’interno del suo tappo che è in grado di quantificare quanta acqua viene bevuta dal suo proprietario e finisce per diventare anche un piccolo salvadanaio elettronico. Tutti avranno sentito parlare delle monete blockchain, ormai impropriamente chiamate tutte bitcoin.
La Bitcoin è quella più diffusa e conosciuta ma in realtà ce ne sono a decine. Si tratta di una moneta elettronica che può essere ‘minata’, ricavata, attraverso operazioni di calcolo del proprio computer, ma anche aderendo a sondaggi, giocando online, accettando di prendere parte a qualche campagna commerciale. I collezionisti di moneta elettronica nel mondo sono centinaia di milioni.
La bottiglia ti ripaga della plastica che non metti in circolazione
Come una qualsiasi APP o un software anche Rebo è in grado di remunerare il suo proprietario per tutta l’acqua che beve e rilascia in base a questo alcuni crediti di moneta elettronica sulla blockchain che corrispondono a un costo di plastica risparmiato. Il tutto viene registrato da un’APP e monetizzato dall’utente. La particolarità delle monete blockchain è che per guadagnare ci vogliono anni di attività costante, continua e pianificata. In definitiva si premia l’atteggiamento e la dedizione: anche se il premio corrisponde a centesimi di centesimi di euro.
Rebo ha anche la capacità di memorizzare e tenere traccia di tutta l’acqua bevuta dall’utente e quindi anche della relativa plastica che viene risparmiata all’ambiente in termini di smaltimento e generando dei green credits. Anche questi crediti possono essere monetizzati per finanziare attività ambientali: ad esempio la raccolta ecologica sulle spiagge. Lo scopo è che ogni ricarica di Rebo elimini almeno un’altra bottiglia di plastica.
Plastica in aumento in maniera decisamente preoccupante
Purtroppo nonostante si faccia un gran parlare di ridurre il consumo di plastica eliminando anche involucri e contenitori, le ultime scelte industriali hanno spinto il confine troppo in là: è vero che i grandi colossi della spedizione, uno su tutti Amazon, hanno scelto di impacchettare in carta e cartone ma la stessa scelta non vale per moltissimi altri dealer. Secondo quanto è stato evidenziato nel corso delle ultime convention sul packaging il consumo di plastica è destinato ad aumentare ancora. Si parla di un volume quasi doppio entro il 2030 destinato a quadruplicare fino al 2050.
Ma il ritmo con cui il consumo delle bottiglie d’acqua aumenta è davvero inquietante: per la verità lo stesso ragionamento andrebbe fatto anche per i contenitori dei detersivi o di prodotti alimentari. L’Italia, uno dei paesi che consuma il maggior numero di bottiglie di acqua minerale al mondo, è un caso limite in un quadro decisamente allarmistico. La start up Rebo è italiana ed è stata creata da studenti della Bocconi di Milano: la bottiglia è in acciaio inossidabile, si pulisce con acqua semplice e senza alcun detersivo. Da poco disponibile su Indiegogo, la campagna di raccolta fondi ha già segnato una vendita di oltre 500 bottiglie nelle prime 24 ore di post vendita. Il costo di Rebo è di circa 50€.