Lo scioglimento dei ghiacci - e in particolare lo scioglimento del Polo Nord - è un fenomeno che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede, aumentando la sua portata distruttiva. Un recente studio condotto dall’Università di Leeds ci rivela che lo scioglimento dei ghiacci è 6 volte più veloce rispetto a 30 anni fa. Se non agiamo subito, le popolazioni, gli animali e l’intero pianeta ne pagheranno le conseguenze.
Scioglimento del Polo Nord
Uno studio condotto da Andrew Sheperd, docente dell’Università di Leeds, pubblicato su Nature, ha rivelato risultati davvero preoccupanti circa lo scioglimento dei ghiacci in aree come la Groenlandia e l’Antartide.
La ricerca svolta raccoglie le rilevazioni dei satelliti realizzate negli ultimi 30 anni: secondo questi dati, la velocità di assottigliamento dei ghiacci in Groenlandia e Antartide è 6 volte maggiore rispetto a quella registrata negli anni ‘90. Si è passati da uno scioglimento annuale dei ghiacci pari a 81 miliardi di tonnellate ad un totale di 475 miliardi di tonnellate all’anno.
Sono cifre esorbitanti, se pensiamo, che tra il 1992 e il 2017, queste aree hanno visto sciogliersi complessivamente 6.400 miliardi di tonnellate, e che l’immediata conseguenza di questo fenomeno è stato l’innalzamento del livello del mare, a livello mondiale, di quasi il 33%, rispetto al 5% degli anni ‘90.
Inoltre, il 60% dello scioglimento complessivo si è verificato soltanto in Groenlandia, al Polo Nord: il risultato, nell’area, è stato un innalzamento del livello del mare di 10,8mm.
Dal punto di vista delle conseguenze sulle attività umane e non solo, il professor Sheperd spiega come “ogni centimetro di innalzamento del livello del mare porta a inondazioni costiere ed erosione costiera, sconvolgendo la vita in tutto il pianeta”, e aumentando la formazione di cicloni e tempeste tropicali, sempre più frequenti e pericolosi.
Se non facciamo niente per rallentare il cambiamento climatico, si prospetta che nel 2100 verrà raggiunto un innalzamento di 70 cm del livello dei mari, ovvero 13 cm in più rispetto a quelli previsti dall’Ipcc, il principale organismo dell’ONU per la valutazione dei cambiamenti climatici. Se questo scenario dovesse verificarsi, circa 400 milioni di individui sarebbero a rischio inondazione ogni anno.
Come rallentare lo scioglimento del Polo Nord
Non possiamo di certo negare che la causa principale dello scioglimento dei ghiacci sia il riscaldamento globale, fenomeno verso il quale siamo sempre meno indifferenti e contro cui puntiamo il dito con maggiore fervore.
Ma quali possono essere le strategie da mettere in atto per poterlo rallentare? Secondo i ricercatori, per poter davvero fare la differenza, è necessario mettere in campo un cambiamento radicale nel funzionamento dell’attività umana e industriale, in modo da diminuire sensibilmente le emissioni di CO2 e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050.
Per ottenere dei risultati, però, i paesi devono fare squadra e collaborare a un allineamento delle proprie politiche economiche, stanziando un’ingente quantità di risorse in favore della lotta al riscaldamento globale, tassando le emissioni di CO2 e punendo chi non rispetta le disposizioni.
In questo senso, le decisioni governative devono muoversi, per esempio, verso una riduzione dei gas a effetto serra e di una conversione a fonti di energia rinnovabili, oppure verso una riforestazione a livello mondiale.
Riciclo dei rifiuti e molto altro
Attualmente, sono sempre più numerose le iniziative di riuso e riciclo dei rifiuti per produrre nuove materie prime, in modo da diminuire l’incenerimento e la dispersione nell’ambiente di materiali nocivi per l’ambiente. In questa direzione si muove anche il consumo di prodotti riutilizzabili, come ad esempio le borracce in alluminio, con lo scopo di ridurre la produzione e il consumo di plastica.
Possiamo quindi concludere che lo studio condotto dall’Università di Leeds sullo scioglimento dei ghiacci mette in luce lo scenario peggiore fra quelli prospettati dall’Ipcc: uno scenario che, se non prendiamo la situazione in mano, non può che peggiorare. Ma se ci unissimo tutti in un fronte comune, adottando le misure necessarie per contenere il cambiamento climatico, allora potremmo davvero raggiungere risultati positivi.