Sentiamo parlare ogni giorno di quanto l'inquinamento e i rifiuti stiano distruggendo, giorno dopo giorno, gran parte del pianeta Terra. Le notizie scorrono inesorabili sui giornali, sui telegiornali, in radio e sul web.
A causa del surriscaldamento globale le popolazioni del mondo stanno vivendo un vero e proprio stravolgimento climatico. Nonostante la Terra abbia affrontato nei suoi 4,5 miliardi di anni di storia continue modificazioni della sua temperatura superficiale, il periodo geologico contemporaneo sta vedendo un rialzo delle temperature molto più rapido di quelli passati.
Nonostante tutti questi fatti siano supportati da dati concreti, numerose ricerche e diversi studi, sono ancora molte le persone che pensano che in realtà "vada tutto bene". Davanti al video diffuso il 12 dicembre 2019 dalla ONG africana Litterboom project, però, rimanere impassibili diventa veramente difficile.
Onde di plastica
Il video è ambientato sulle coste di Durban, una città appartenente alla provincia del KwaZulu-Natal, a est del Sudafrica. Davanti agli occhi increduli di chi filma, sulle rocce si abbattono numerose onde formate da quintali e quintali di rifiuti: una marea di plastica.
I rifiuti galleggianti sono stati ripresi in un video realizzato il 12 dicembre dai volontari di Litterboom project, una ong africana che combatte l'inquinamento marino.
Il video, dopo esser stato rilanciato sul twitter dal meteorologo della CNN Derek Van Dam, non ha impiegato molto a diventare virale.
Cattiva gestione dei rifiuti
Secondo l'associazione ambientalista che ha diffuso il video, la causa del disastro che ha colpito le acque dell'Oceano Indiano, che bagnano le spiagge di Durban, è da attribuire alle autorità locali.
Queste, infatti, risultano incapaci di gestire l'accumulo di rifiuti e arginare lo smaltimento incontrollato delle baraccopoli sulle rive dei fiumi.
Oltre a questo problema, le alluvioni e le inondazioni degli ultimi giorni in Sud Africa hanno fatto risaltare ancora di più l'emergenza rifiuti. Risultato? Una spiaggia ricoperta da distese di bottiglie, detriti, rifiuti e plastica.
Plastica nel Mediterraneo
Secondo una ricerca condotta dal WWF, sono più di 33.000 le bottigliette di plastica che ogni minuto finiscono nelle acque del Mediterraneo. Ogni anno, la quota di plastica riversata nelle acque del Mediterraneo ammonta a 570.000 tonnellate.
L'inquinamento da plastica rappresenta oggi una delle emergenze ambientali più gravi per il nostro Pianeta e per le specie marine che abitano nei nostri oceani.
Per inquinamento causato dalla plastica si intende la dispersione e l'accumulo di prodotti plastici nell'ambiente, capaci di causare problemi all'habitat di fauna e flora selvatica così come all'habitat antropizzato. Tale tipo di inquinamento interessa l'aria, il suolo, i fiumi, i laghi e gli oceani.
Col tempo, la dispersione di prodotti plastici ha dato origine a due tipi di minacce diverse: la plasticrust e la pyroplastic.
La prima, abbreviazione di "plastic crust", è una vera e propria crosta di plastica che si forma sulle rocce, in seguito allo sfregamento costante di sacchetti e bottiglie. La seconda, invece, sta per plastica bruciata e indurita, che si presenta sotto forma di "sassetti", presenti soprattutto sulle coste inglesi.