Con transizione ecologica si intendono tutti quei processi di innovazione tecnologica e ambientale che favoriscono il passaggio da un modello economico e sociale basato su fonti energetiche inquinanti, a uno che impiega e valorizza il capitale naturale. L’obiettivo di queste azioni è quello di registrare profitti economici nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, tutelando gli esseri viventi e il territorio in cui vivono. La definizione di transizione ecologica racchiude già in sé le caratteristiche di questo processo: dal latino “transire”, andare oltre, indica infatti il passaggio da una situazione a un'altra, a cui approcciarsi in chiave ecologica.
Cos’è la transizione ecologica e quali settori interessa
L’applicazione della transizione ecologica può interessare vari settori, come quello dei trasporti, dell’edilizia, delle fonti rinnovabili e dell’agricoltura.
Il settore dei trasporti è uno dei maggiori responsabili del cambiamento climatico, a causa delle emissioni di gas serra e CO2 nell’atmosfera. Per questo motivo, è fondamentale investire nella mobilità elettrica regionale e nazionale attraverso incentivi e soluzioni efficaci che ne favoriscano l’utilizzo e il passaggio dai mezzi di trasporto tradizionali. Aumentare, inoltre, il numero di piste ciclabili, infrastrutture dedicate e di autobus cittadini consentirà di raggiungere gli obiettivi europei.
Un’altra modalità applicativa della transizione ecologica è mediante la realizzazione di edifici smart, che come tali devono essere gestiti in maniera intelligente ed efficiente. Una struttura di questo tipo, inoltre, fornisce servizi ottimali e personalizzati, in grado di adeguarsi alle esigenze della comunità che vi abita.
Soltanto attraverso investimenti in fonti rinnovabili e inesauribili sarà possibile attuare una transizione ecologica a tutto tondo. In particolare, all’interno della Comunità Europea si sta sviluppando una strategia integrata e transitoria basata sulla riduzione di emissioni nocive dirette e indirette al fine di incentivare un processo di decarbonizzazione e di impiego di fonti verdi.
Da transizione ecologica a transizione agricola il passo è davvero breve e necessario, considerando l’impatto negativo che l’agricoltura ha da sempre a livello ambientale. In generale, infatti, il settore primario è tra quelli che contribuiscono in modo più significativo ai cambiamenti climatici. Una riconversione agroecologica potrebbe garantire sostenibilità ambientale, sociale ed economica, intervenendo in maniera positiva sulla nostra salute e sulla biodiversità. Scommettere e investire su un nuovo modello di sviluppo agricolo basato sulla riconversione ambientale dei settori produttivi essenziali attraverso politiche ambientali e di sviluppo: questo è il significato di transizione agricola.
Al centro di questa transizione agroecologica si posiziona l’alimentazione che deve diventare sostenibile, sana ed etica. L’obiettivo è quello di adottare una transizione globale verso la sostenibilità alimentare in un’epoca eccessivamente consumistica come quella odierna. Incrementare la quantità di filiere alimentari con un impatto ambientale neutro o positivo, proteggere il suolo, l’acqua, l’aria, la salute di piante, animali e individui e puntare sulla biodiversità può davvero ridurre gli effetti devastanti dell’alimentazione a livello globale, intensificati dalla crescita esponenziale della popolazione degli ultimi decenni.
A tal proposito, il rapporto Meadows sui limiti dello sviluppo, pubblicato nel 1972, mostrava le probabili conseguenze che il continuo incremento demografico avrebbe avuto sull’ecosistema terrestre. Per farlo, venne utilizzato World3, un modello computerizzato di sistemi dinamici in grado di simulare le interazioni fra popolazione, sviluppo industriale e consumo alimentare. Il rapporto viene così soprannominato in onore di Donella Meadows, l’autrice principale di quella che viene considerata un’opera emblema della sostenibilità ambientale, con visioni tristemente premonitrici sulle sorti del nostro pianeta.
In questo veniva, infatti, evidenziato il raggiungimento dei limiti di crescita e sviluppo della terra se i tassi di industrializzazione, inquinamento, sfruttamento delle risorse registrati a inizio anni Settanta fossero rimasti inalterati. Questo, secondo Meadow e gli altri studiosi che presero parte alla stesura, avrebbe comportato un declino incontrollabile della capacità industriale. Per recuperare e mantenere una condizione sostenibile di stabilità ecologica ed economica era quindi necessario progettare un modello che consentisse di soddisfare le esigenze di ciascun individuo. Per questo motivo, questo rapporto viene considerato il pilastro su cui si fondano i processi di transizione ecologica.
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Transizione ecologica: la situazione italiana
In Italia il piano di transizione ecologica si è ufficialmente concretizzato nel 2021 a seguito della fondazione di un dicastero dedicato, il Ministero della transizione ecologica (MiTE). Inoltre, è stato istituito anche un Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dal Ministro della Transizione ecologica.
Oltre agli incarichi dell’ex Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il MiTE riveste anche competenze chiave di ampio spettro inerenti principalmente al settore dell’energia e dello sviluppo economico. Fra le varie funzioni a carico, rivestono un ruolo fondamentale quelle riguardanti la tutela del territorio e del mare, del patrimonio atmosferico e dell’ecosistema, la valutazione dell’impatto ambientale in chiave strategica e il controllo e coordinamento del Codice dell’Ambiente. Uno degli obiettivi principali del MiTE riguarda, inoltre, la riduzione di Co2 dal 40% al 55% entro il 2030, mantenendosi entro gli standard europei in termini di consumo energetico.
Il piano di transizione ecologica è uno degli elementi cardine del piano nazionale di ripresa e resilienza italiano (PNRR). Questo piano si sviluppa intorno a tre tematiche strategiche individuate a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, inclusione sociale e transizione ecologica. Questo intervento punta a ridurre in modo sostanziale i divari territoriali, generazionali e di genere, agendo anche sui danni provocati dalla pandemia e dalla crisi economica.
Negli ultimi mesi, grazie a interventi mirati e specifici si è registrata una forte crescita del PNRR, che ha contribuito a netti miglioramenti sul piano della transazione ambientale. Si è così giunti alla fase successiva, la cosiddetta Missione 2 del PNRR “Rivoluzione verde e sulla transizione ecologica”, in cui il Ministero della Transizione ecologica gioca un ruolo strategico.
Questa seconda fase è articolata in 4 componenti diverse, ognuna con investimenti e riforme specifiche all’obiettivo auspicato:
- agricoltura sostenibile ed economia circolare: attraverso strategie e programmi nazionali, si desidera intervenire sulla gestione dei rifiuti e degli impianti esistenti, e su un approccio più consapevole alle tematiche e alle sfide ambientali.
- energia rinnovabile e mobilità sostenibile: mediante interventi volti a semplificare le procedure di autorizzazione per impianti fotovoltaici industriali, residenziali e per la produzione di energia rinnovabile in genere, così come quelle di proroga delle tempistiche, tutto per rimuovere quegli ostacoli normativi che frenano l’aumento delle installazioni e la promozione di approcci energetici sostenibili.
- efficienza energetica: insistendo sul rafforzamento dell’ecobonus, del teleriscaldamento efficiente e sulla creazione di un portale nazionale per l’efficienza energetica e riqualificazione degli edifici.
- tutela del territorio e delle risorse idriche: si punta a intervenire contro il dissesto idrogeologico provocato da azioni di disboscamento incontrollato e a realizzare opere di bonifica, di investimenti fognari e di tutela dei parchi nazionali e degli spazi verdi urbani ed extraurbani.
Lo scopo ultimo della Missione 2 del PNRR è quello di raggiungere un nuovo equilibrio in termini di sostenibilità ambientale, alimentazione, biodiversità e risorse che rispondano correttamente agli obiettivi del Piano d’azione per l’economia circolare stipulato dall’Unione Europea.