Un'energia pulita, priva di emissioni dannose per l'atmosfera e per l'ambiente in generale, che non costi, che non sia soggetta a riserve, che rientri nel circuito ambientale è possibile, forse non nell'immediato e forse neppure in un periodo poco più in là nel tempo. Ma è possibile e si chiama idrogeno. Nel Triveneto ne sono convinti e a Venezia più che in ogni altra città del Nord Est. C'è tutta un'area impegnata in sperimentazioni profonde, in ricerche innovative per trovare la soluzione che consenta di rinunciare a gran parte dei carburanti di origine fossile.
Si va dalle sperimentazioni energetiche ad alto impatto innovativo nella provincia di Gorizia, a Monfalcone, per poi passare a Trieste, dove si è formato un polo di ricerca specializzato nelle applicazioni di Sincrotone, quell'acceleratore di particelle circolare e ciclico, che sfrutta il campo magnetico. E si finisce a Marghera, dove da cento anni è attivo un polo industriale che ha fatto la storia della sperimentazione e della ricerca.
Venezia e il suo polo industriale, tra i più innovativi nella ricerca green
Nel 1935 a Venezia c'era già la più potente centrale termica mai realizzata in Italia e oggi nella stessa area si muove un mondo dinamico, fatto di idee e progetti innovativi che non tarderanno a tradursi in sistemi, impianti e tecnologie di ultimissima generazione.
Basti pensare all'Hydrogen Park di Marghera che ha vissuto fino a qualche tempo fa una fase di stallo, ma che adesso, in seguito alla acquisizione da parte di Decal, azienda specializzata nello stoccaggio di prodotti chimici e petrolchimici, ha avviato il suo piano di rilancio. E il progetto più interessante viene sviluppato nel settore dei trasporti pubblici. I battelli dell'Alilaguna di Venezia dovrebbero muoversi grazie all'idrogeno. Al progetto sono interessati anche Eni, Sapio, Berengo e Arkema, insieme con gli enti pubblici Comune di Venezia e Città Metropolitana della laguna. Eni, dal canto suo non è nuova ai progetti sull'idrogeno.
Il colosso energetico partecipa ad altri due piani di ricerca in collaborazione con altre società. È il caso del progetto di recupero di alcol metano e di idrogeno dai materiali plastici che non possono essere riciclati.
Con NextChem e il consorzio nazionale Corepla, che recupera appunto la plastica, lo studio sta andando avanti. Sempre a Venezia e sempre Eni, in collaborazione con Toyota, realizzeranno il primo distributore di idrogeno per automazione che servirà a rifornire autobus cittadini e 10 auto Mirai Toyota utilizzate dal Comune di Venezia. Il progetto ha una scadenza molto ravvicinata: entro fine anno sarà individuata l'area e poi partiranno i lavori per una stazione di servizio che non sarà destinata solo alle auto.
Inutile immaginarla lungo una strada e lontano dal mare, perché potrebbe essere utile anche al progetto di idrogeno per i battelli di Alilaguna e in futuro per motoscafi privati. Presto Venezia potrebbe trarre grandi benefici in termini di riduzione delle emissioni di CO2 dal traffico lagunare.
Idrogeno a basso costo, grazie al Cracker
L'ultimo grande progetto per ripulire l'aria di Venezia vende ancora protagonista Eni, con lo stabilimento petrolchimico Versalis. Entro il 2021 sarà realizzato un sistema di tubazioni che convoglierà l'idrogeno prodotto dall'impianto cracker di etilene nella bioraffineria con lo stabilimento Eni di Marghera.
L'interesse per questo piano di ricerca nasce soprattutto dalla disponibilità continua e consistente di idrogeno ricavato come sottoprodotto. L'idrogeno liberato dal cracker dell'etilene, ottenuto in enormi quantità, non aveva alcuna destinazione. Diventa ora una materia prima disponibile in quantità enormi, per sviluppare tutti i progetti dell'area industriale di Venezia.
Significa anche abbattere notevolmente i costi. L'idrogeno prodotto dall'idrolisi dell'acqua ha costi notevoli. Liberato dal cracker di etilene proviene “incidentalmente” da un altro processo chimico, come se fosse uno scarto. Un risparmio non da poco per sostenere i piani innovativi per ripulire l'aria della Serenissima.